L’interpretazione e la diplomazia
Nessuna istituzione, nessun Capo di Stato o Primo Ministro incontra i propri omologhi senza essere affiancato da un interprete. Inesorabilmente e da sempre è necessario ricorrere a interpreti nel corso delle relazioni diplomatiche ed istituzionali, poiché la buona comprensione linguistica è fondamentale per gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Senza interpreti, incontri, dialoghi e colloqui rimarrebbero dei racconti privi di contenuto. L’essenza del lavoro dell’interprete, proprio come quello del traduttore, consiste nel trovare l’esatto equivalente nella lingua di chi ascolta.
Oltre a saper trovare la parola giusta per trasmettere fedelmente un pensiero, l’interprete deve essere particolarmente accorto e sensibile per trasmettere anche lo stile e l’intonazione del relatore, per comunicare al meglio l’intenzione. A seconda delle circostanze, il suo tono assumerà sfumature diverse: neutro, serio, triste, commovente, felice, persuasivo, energico, deve cioè “modulare” il contenuto, restando fedele all’intento originario, instillando vita e sostanza nelle relazioni politiche e diplomatiche.